Monday, April 26, 2010

oltre l'orizzonte

Non li ho mai vissuti né li vivrò mai, ma sono certo che esistevano tempi in cui viaggiare significava davvero scoprire.
Un tempo in cui prima di partire dovevamo salutare tutto e tutti perché ogni volta mettevamo in gioco tutto ciò che guardavamo scomparire all'orizzonte.
Probabilmente tutte le cose che lasciavamo lungo il cammino, così effimere, erano paradossalmente molto più importanti, perché ogni cosa che non rivedremo o che non riavremo la potremo possedere solo ricordandola intensamente, centellinandone il sapore senza consumarne il ricordo in breve tempo.
Era forse un tempo in cui il brivido della morte connaturato ad ogni viaggio ci nobilitava, trasformava anche i naufraghi in eroi e ci consentiva di subordinare la nostra vita intera e tutte le futili cose di cui è composta ad un gesto cavalleresco, ad un fine ideale per il quale poteva aver senso rinunciare a tutto.
Infatti è quando tutto è caduco che ciò a cui più teniamo è un'immortale onore.
Esisteva un tempo in cui l'impossibilità di muoverci ci spingeva a sognare e tra le onde della fantasia coloravamo di fiamme sgargianti paesaggi mai esistiti, paesi da noi creati di cui solo il nome avevamo preso in prestito dal mondo reale.
Tempi in cui il pianto per chi avevamo perso nell'ignoto era così duraturo e soverchiante, che potevamo cesellare elegie così primordiali e perfette da rimanere anche dopo il nostro ultimo viaggio.
Esisteva un tempo in cui non si facevano le cose per noia o per inerzia, ma solo per coraggio e per gloria.

Oggi abbiamo tutto, ci circondiamo di schiere di cose che muoiono prima di noi, possiamo accedere ad ogni luogo ma abbiamo infine perso ciò che ci distingue da ogni altra specie vivente, ossia la virtù di vedere con gli unici occhi capaci di scrutare oltre ogni distanza: la virtù di guardare l'orizzonte e sognare.

No comments: