
Vivo in una città media dell'industrializzata ed opulenta pianura padana. Devo dire che pure riconoscendo i limiti intrinseci del vivere qui e non a NYC o anche solo a Milano, nella mia città mi sono sempre trovato piuttosto bene.
Non ha mai avuto la fregola di fuggire tanto per fuggire che è in genere un vezzo molto diffuso tra i miei concittadini giovani e che li fa apparire tanto ingenui e (questo sì) terribilmente provinciali.
Io i viaggi che voglio fare hanno tutti uno scopo: "andare per andare", "viaggiare per viaggiare" e puttanate varie sono solo vacue formule per nascondere il fatto che ti rompi il cazzo più del dovuto perchè fondamentalmente sei una persona noiosa e con pochi interessi. Ecco.
Io voglio andare a vivere nella città X, a studiare/lavorare nell'università/posto di lavoro Y, a visitare il paese Z. Non andare "cioè tipo in spagna per un po', poi vedere lì come tira...oh che comunque è sempre meglio che qui, vecchio!". Ed allora vai davvero a vendere i gelati su una cazzo di spiaggia della costa brava e non rompere il cazzo! Se questo è il tuo ideale di vita perfetta tanto meglio pe te, per me non lo sarà mai. Stronzo. :-D
Questo astioso e borioso preambolo in realtà è un po' una divagazione uscitami così un po'alla cazzo. Perchè questo post non è su come solitamente mi trovi a mio agio nella mia cittadina provincialotta ma-che-alla-fine-non-mi-dispiace. Al contrario questo post è su una di quelle inusuali volte che mi sono girate le balle di essere qui e non, chessò, a Milano.
Io amo i cocktail. Ma ho la fortuna/sfiga di amare non quelle quattro puttanate zuccherose che vanno per la maggiore nel più sconquassato degli happy hour. No. A me piacciono cocktail storici ma non di moda.
Lo so che sembro rompicoglioni io, ma che cazzo ci posso fare se amo il whisky sour invece della Caipiroska??? Il Milano-Torino invece del Bellini?
Beh ho notato che i miei cocktail preferiti nei pub che frequento di solito quando sono nella ia città a) non li sanno proprio fare, b) li fanno così da cazzo che sarebbe meglio che saltassi io dietro al bancone e lanciassi la nuova formula "self-service cocktail bar".
Finchè chiedevo il whiskey sour anche il barista più fregnone alla fine ci arrivava, innanzitutto perchè c'è la parola whiskey, in secondo luogo perchè la parola "sour", se hai un inglese almeno a livello scuola media dovresti sapere che significa e quindi che certamente aggiunto al whiskey nel cocktail non ci andrà il succo di fragola bensì qualcosa di aspro, quindi auspicabilmente il limone.
Oh intendiamoci spesso anche in questo caso il prodotto finale era spesso rivoltante: alcuni ci mettevano un litro di limone per ogni millilitro di whiskey, componendo così una bevanda che invece di procurarti ebbrezza ti procurava gastrite; altri coglioni più banalmente invece del bourbon o del whiskey canadese ci mettevano lo scotch, facendò sì che il cocktail alla fine sembrasse una sorta di succo di lione con al suo interno della cenere in infusione...e la cosa bella è che questi pirla si vantavano pure della loro ignoranza pensando poveretti di avermi fatto una grande elargizione e di apparire fichi mi dicevano con tono complice: "cioè vecchio, come whiskey pensa che ti ho messo un laphroaig di 12 anni...".
E come fai a spiegargli a questo disgraziato che lo scotch è ottimo ma ha delle caratteristiche ben precise, che non è che solo perchè è pregiato e raffinato sta bene su tutto (voi lo mettereste il tartufo sulle cozze?) e che un banalissimo e dozzinale jack daniel's avrebbe prodotto un risultato mille volte migliore???
Ma la situazione ultimamente è ulteriormente peggiorata, in quanto a NYC ho scoperto (e ne ho abusato) l'Old Fashioned. In realtà l'old fashioned è un cocktail che oltre ad essere ottimo, è fondamentale dal punto di vista storico (basta leggere l'ineressante storia riguardo alla sua creazione) nonché semplice da fare, composto da whiskey, zucchero, angostura e soda.
Bene. Una volta tornato qui nelle ultime settimane ogni volta che ho provato ad ordinarlo mi è stato risposto "ok, però devo guardare sul libro perchè non so come si fa...", data questa premessa potete immaginare come sia poi stato buono il parto di questo apprendista barman coi polpastrelli ancora puzzolenti di gelatina alla fragola.
E ci tengo a precisare che questa scena si è ripetuta un paio di volte non nel bar dello sport dove la gente va per farsi un caffè o un bianchino e leggere le gazzette (dello sport e di Reggio :-) ), ma in un ristorante-wine bar che ha anche la pretesa di essere un posto parecchio esclusivo e fashion.
Solo nella vecchia cara birreria in centro in cui vado da sempre, il gestore, un uomo sulla cinquantina certamente meno fashion ma più vissuto, è riuscito a farmene uno non male.
La morale di questa lunga e astiosa reprimenda è che per fare le cose fiche non basta averci un mercato di riferimento, non basta avere un buon capitale, ma serve anche il know how. Tanto Know how, anche solo per una questione di stile.
Invece nella mia città sarà da circa 10 anni che la moda dell'aperitivo spopola e fa guadagnare un sacco di soldi a tanti pub, bar, enoteche, che spesso si montano la testa e ti mettono arredi scenografici, cameriere con minigonna altezza clito, musica ggggiusta "mixata per voi da DJ Calabria!", ma poi ti fanno cascare le balle quando chiedi qualcosa che non rientri nella sacra triade Mojito, Spritz, Caipirina.
Nonnnò ragazzi, non ci siamo. Amo l'aperitivo e sono felice di arricchirvi bevendo da voi, sono parimenti felice che investiate per rendere più trendy il vostro locale, ma per favore andate anche a scuola per imparare i fondamentali, allora sì che potrete davvero fare gli sboroni ed emanciparvi dal vostro provincialismo.
Per esempio sono capitato a Milano il weekend scorso alla festa di un'amica e il club dove eravamo era il classico club stile "noi siamo la città della moda" con tutti gli stilemi e i vacui orpelli del caso. Bene, nel frastuono della musica mi sono avvicinato al barman per chiedergli un Old Fashioned, quasi con soggezione, non sapendo che risposta attendermi da sto ragazzotto che sembrava un ex tronista di Uomini e Donne. Ed invece lo stupore! Questo fighettino mi risponde costernato: "Guarda ti avverto, ho finito le zollette, devo metterti lo zucchero normale, lo vuoi lo stesso? preferisci il Jack Daniels o Il Canadian Club?" Giuro che l'avrei abbracciato.
In definitiva, va benissimo fare i fichi, quelli modaioli, troppo avanti che "cioè facciamo tendenza", va benissimo (ci mancherebbe) la cameriera con piercing, tatuaggi e pose maliarde, va bene perfino la musica di DJ Calabria, però per favore prima di tutto questo siate anche bravi, semplicemente bravi nel fare vostro mestiere.
Ed ora congedo musicale a tema, anche esso mooolto "old fashioned".
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