Saturday, March 29, 2008

la mia vita molesta





Allora, recapitoliamo:


Mercoledì scorso: colloquio dinanzi all'ordine, io mi immaginavo una scena Fantozziana tipo

- "dottor Feddi, entri e si segghi!"

- "ma sublime eccellenza, secondo il mio umilissimo parere in questa stanza non vi è alcuna sedia..."

- "SI SEGGHI LE HO DETTO! MERDACCIA!"

ed io che simulavo di essere seduto comodamente sulla sedia che non c'era.

Niente di tutto ciò, c'era un avvocato anziano accanito fumatore che era estremamente gentile ed amichevole. E' andato tutto bene.
Poi parto per Roma, la sera la riunione è positiva ed il mio lavoro sembra apprezzato (e meno male!).

Poi di sera dopo una abbondante cena cinese, vado a farmi un giretto per Roma by night in tutta calma. Un giro davvero bellissimo, con due "pecche" divertenti, primo: un americano mulatto e grassoccio terribilmente gaio mi attacca pezza chiedendomi la strada per poi mettere su un fare da provaccione e facendomi pure l'occhietto! cazzo manco nei film di pierino avevo mai visto una versione così stereotipata di avances gay...fortunatamente, realizzato che non c'è trippa per gatti, se ne va salutandomi.

Poi è la volta del puttanone slavo, che mi chiede da che parte si va per piazza navona e se l'accompagno, io (visto che 'sta qua si vedeva lontano un miglio che era una che in borsetta poi aveva la macchinetta per strisciarci la carta di credito a fine serata...) le dico che ho fretta, allora lei sorride ed indica il mozzicone di toscano che stavo fumando, me lo riaccende e chiede se può dare una boccata, glielo passo e lei colleziona una memorabile figura da idiota perchè aspira il fumo e quasi ci muore soffocata.
Vabbè, nella città eterna si fanno incontri curiosi.

Ieri invece festa di laurea di un mio amico bocconiano. Che dire? le donne bocconi sono proprio come uno strumento finanziario overpriced, tanto tirate e fashion, se ne danno a tonnellate, ma stringi che ti stringi nella sostanza non sono nulla di che..

proprio come uno strumento overpriced bisogna forse aspettare il loro crollo, crollo emotivo e sentimentale che avverrà appena inizieranno a lavorare 16 ore al giorno in una prestigiosissima merchant bank come schiave di infimo livello e il ticchettio dell'orologio biologico si farà sentire più sferzante...oggi come oggi "there's no room for any good deal!" :)

ora torno nel mio malebolge di treni, studio, lavoro, insonnia e altre amenità varie...ricordatemi come uno che non amava la gente.

Sunday, March 23, 2008

vivere in piedi



Ogni tanto succedono cose che non ti aspetti, succede che vieni sfiorato da qualcosa di inaspettato che ti fa riflettere e sai che andrai a letto con un umore radicalmente mutato. Non per forza migliore o peggiore, semplicemente diverso.Molto.

Succede che passi tutta la domenica pasquale in casa, a leggiucchiare qua e là un po' su internet un po' su libri che apri e richiudi stancamente nella più completa indolenza. Arriva la sera e ti senti l'appendice della tua poltrona, la testa inizia a fare male per le troppe ore davanti al monitor. Il senso di colpa inizia ad affiorare perchè in realtà c'erano mille modi, anche standosene seduti in casa, di usare meglio quella giornata buttata, per esempio scrivendo quella relazione che devi fare urgentemente, oppure iniziando a prepararti per il colloquio davanti all'ordine forense, oppure per l'esame che simpaticamente il dottorato ti obbligherà a sostenere tra una settimana esatta.

E sale un tedio che ti spinge a non uscire, a pensare che al massimo si potrà guardare il film che danno alla tv, che è uno degli horror più truculenti che si siano mai visti, ossia nientepopodimenoche The Passion, di quel simpatico moderato teodem che è Mel Gibson.

Eppoi arrivare a sera con ancora indosso le braghe del pigiama dà fastidio, è avvilente. Allora ti decidi a metterti la camicia, i jeans, il maglione, la cravatta (che se il maglione ha lo scollo a V è d'obbligo), il cappotto ed uscire a fare due passi. Nonostante siano le 20.40, giusto due passi intorno all'isolato per prender una semplice boccata d'aria.

Mentre cammini e pensi che è un peccato avere un'afta di proporzioni titaniche in bocca, perchè con questo tempo uggioso una fumata di pipa mentre si passeggia poteva essere un piccolo sollazzo, accade l'inaspettato. Squilla il cellulare e il diplay mostra un numero insolito, non familiare ma nemmeno del tutto sconosciuto. Allora per un istante pensi "no, ma vuoi vedere che..." e rispondi, e avevi ragione.

E' proprio lei, quella tua vecchia amica, che è stata una parte essenziale di tutta la tua adolescenza, una persona alla quale sei stato molto legato ma che da tempo, da anni non sentivi più.

Perchè lei in questi anni è passata per un lungo incubo, un'esperienza sfiancante e durissima, capace di annichilirti, fagocitare non solo il fisico, ma anche ogni entusiasmo, ogni ambizione, ogni tinta allegra che rende la vita minimamente attraente.

E questo cambiamento profondo e doloroso di solito provoca anche l'allontanamento dalle persone che ti erano vicine, un po' perchè stare vicini diventa oggettivamente più difficile un po' perchè la vita cinicamente ci impone un ritmo, ci omologa su una velocità che in genere ci allontana da chi non è in grado di sostenerla. Noi accettiamo tutto ciò, spesso non ce ne accorgiamo, spesso la corrente che ci sospinge ci rende sordi. Questo meccanismo estremo in realtà è quello che ci mette anche al riparo da secche pericolose, ma è pure quello che ci fa seguire la rotta a tutti i costi incuranti delle navi che sacrifichiamo nel percorso.

Sapevo che ora stava meglio, ci eravamo rimessi timidamente in contatto tramite i mezzi geniali e vigliacchi che l'informatica ci offre. Ma da lei, così fragile e timorosa, un passo coraggioso come questo proprio non te l'aspettavi. Senti che quando ti dice chi è, ti chiede se disturba, ti saluta, la voce le trema. Ed è semplicemente strabiliante sentire che quella seplice telefonata fatta ad un tizio indolente che girava a zonzo per il centro, per qualcuno possa rappresentare un passo tanto faticoso, ma anche tanto ambito.

Se in qualsiasi momento mi fossi prefigurato una situazione del genere avrei detto che difficilmente avrei potuto viverla privo di ogni imbarazzo, di un po' d'emozione, di qualsiasi blocco. Già è difficile aprirsi con chi, seppur spavaldamente e senza alcun problema, si fa risentire dopo molto tempo, figurarsi con chi invece fa una fatica bestiale ad emettere ogni parola, ogni pensiero.

Ma invece nulla di tutto ciò succede, perchè da subito ti senti pervaso da una improvvisa consapevolezza nuova, che lava via ogni indolenza, ogni ritrosia, ogni imprecazione pronunciata a mezza bocca contro questa giornata del cazzo.

Perchè senti una voce che - al di là di ogni fatica - è terribilmente felice di parlare con te, di raccontarti, una volta liberatasi di ogni blocco, di questi anni durissimi, di sentire tu cosa fai, come vivi, di riprendere insomma il filo lasciato molti anni prima.

E percepisci la sua difficoltà, la sua profonda insoddisfazione, la fatica che ora fa nel compiere cose che per te sono stupide dal gran che ti sembrano scontate e banali. Ma senti anche dei suoi tentativi di riprendere le redini della vita nonostante la sua immensa fragilità, ricominciare a studiare con la passione di chi nello studio vede il proprio riscatto, ma con la paura di chi si sente prennemente perseguitato dall'ombra di un fallimento irreversibile.

Provi a tirarla su di morale, a distrarla e a spronarla con tutta la convizione che hai. Le riesci a parlare sinceramente, perchè nessun imbarazzo riesce ad abitare in una sfera così personale.Tu vuoi veramente che lei ce la faccia nonostante i suoi problemi. Le racconti la tua vita, di cui spesso ti lamenti ma che ai suoi occhi sembra affascinante come il più bello dei sogni. Senti che riesce ad essere sinceramente felice per te, per i traguardi che finora hai raggiunto. E tutto ciò un po' ti commuove.

Vi salutate dopo una lunga ora di conversazione, la rassicuri, la incoraggi e le garantisci che ogni volta che vorrà chiamarti tu ci sarai. E sarai felice di rispondere al telefono e di chiacchierare. E chiuso il telefono ritorni a casa e ti scorrono davanti le immagini degli anni trascorsi, che ora sembrano fotogrammi di un film surreale, della vita di altri. Ti ricodi di come vi eravate conosciuti, dei momenti in cui la accompagnavi alla corriera, finita la scuola in quelle mattine che ora ti paiono essere sempre state soleggiate e sorridenti. Delle volte in cui i problemi che ti raccontava al massimo concernevano qualche ragazzetto cretino e provincialotto con cui stava, della serenità che sembrava avere raggiunto, eppoi del crollo. E tutto ciò ti fa soffrire molto.

E ti senti in qualche modo scosso, soffri ma allo stesso tempo sei nuovamente energico. Ti rendi conto di ciò che ti circonda con quel realismo che solo il contatto con la sofferenza sa imprimere. E allora pensi che queste cose compongono davvero la vita. Che si possono fottere l'indolenza domenicale, the passion alla tv, il dilemma se chiamare o meno un amico per uscire la sera perchè ti annoi, la ragazzetta scema con cui ti trastulli scrivendole messaggini ed aspettando le sue risposte ammiccanti e si possono fottere pure gli esami e "la disciplina europea delle agenzie di rating" che aspetta ancora di essere scritta. Fottetevi. Almeno per un momento si fottano tutte queste cose insieme e più in generale tutto ciò che dal basso della sua futilità riesce comunque ad ammorbarci la vita. Perchè in parte siamo noi che gli consentiamo di soggiogarci.

Perchè dinanzi a chi in questo fiume in piena, che a noi sta stretto e che vorremmo scambiare per l'oceano, riesce con estrema fatica a ritornare a galleggiare, noi, che i queste acque sappiamo nuotarvi bene, abbiamo come minimo il dovere di esserne consci. Siamo tenuti a fare tutto ciò che ci è permesso, raggiungere ogni ambizione che la vita ci consente di perseguire, dobbiamo farlo anche per loro che non riescono, dobbiamo tenerli a mente sempre, in ogni momento di sconforto. E la nostra conquistata forza forse sarà anche per loro un aiuto, un appiglio solido. In altre parole, dobbiamo sempre ricordarci che è nostro dovere alzarci e vivere in piedi.

Sunday, March 16, 2008

shivers through my skin



Non ci sono parole davanti al sublime.
Quando un uomo ribadisce la sua immensità poco prima di spegnersi lasciandoci il più toccante di tutti i testamenti.

(Per il mondo: se la ascoltate per la prima volta senza commuovervi o almeno sentire un tremito siete delle merde. Sappiatelo.)

Saturday, March 15, 2008

Che palle...


Allora, entro i prossimi mesi devo:

- Prepararmi per l'esame del corso del dottorato del 31 marzo

- Scrivere il paper sulle agenzie di rating per Roma

- Scrivere l'articolo commissionatomi dal super-prof ormai parecchi mesi orsono

- Prendere 17 udienze entro metà maggio e sostenere due colloqui di fine semestre davanti all'ordine (quello di fine primo semestre che avevo saltato più quello di fine anno).

- Documentarmi bene sul visto e mandare l'application corretta per la summer school

- fare ( e possibilmente passare con ottimi voti) il toefl.

Okay scusate, richiamate alla mente tutte queste belle cosette devo andare in bagno, ho una crisi di nausea e di vomito...

perchè la razza umana non ha imparato da quella animale ad andare in letargo ogni tanto?

Sunday, March 9, 2008

Ricordi di gioventù





Non ho mai vissuto la mia fanciullezza secondo gli standards che vanno per la maggiore:

Da bambino non ho mai avuto gli amici "del cortile" o "del quartiere" con cui giocare a pallone. Abitavo in un grande palazzone, il cortile praticamente non c'era, in compenso c'erano le siringhe e i miei vicini erano tutti dei vecchi o comunque dei ragazzi più grandi. Mi ricordo però i figli di una coppia di campani che erano i nostri dirimpettai, erano persone molto cordiali e gentili. Ed erano vestiti in modo bestialmente anni 80.


Da ragazzino andavo in vacanza coi miei, sempre al mare e per minimo tre interminabili settimane. Ho sempre dribblato tutti i classici luoghi comuni del ragazzino al mare: non ho mai trovato la "compagnia del mare", perchè nel residence dove eravamo tutti i ragazzini o erano dei bamboccioni sfigati che giocavano al game boy tutto il giorno sotto l'ombrellone e che ancora frignavano perchè la mamma in spiaggia comprasse loro il cocco, oppure erano dei piccoli avanzi di galera,che già alle medie fumavano. Mia madre, saputo questo, non è mai stata troppo addolorata che non avessi amici, anzi tirava un sospire di sollievo.

In compenso c'erano tante ragazzine, e io stavo spesso con loro. Finchè eravamo bambini giocavamo assieme: loro ci mettevano le barbie, io i masters, e tutto sommato riuscivamo a farli convivere pacificamente in una stramba società fatta donne tutte bionde, alte due metri e mezzo e vestite alla moda e di uomini, bassi, palestratissimi e vestiti solo delle loro mutante di pelliccia d'orso.

Credo che a forza di vedermi giocare con le ragazzine i miei ad un certo punto avranno pensato: "sto qua o ci vien su finocchio o don giovanni". Sfiga vuole che non sia né l'uno né l'altro. Però in effetti una volta a dieci anni ci guadagnai un bacino sulla guancia da una ragazza veneziana, alta e carina.

Questa è stata l'unica mia storiella estiva "da mare" fino all'adolescenza. Pensavo seriamente tra noi avesse potuto continuare, probabilmente inconsapevole che Reggio e Mestre non fossero proprio una di fianco all'altra. Anzi, ora che ci penso, visto che nessuno di noi due ha mai dato ufficiale disdetta, di fatto noi stiamo ancora insieme...quest'estate saranno già sedici meravigliosi anni insieme!

Le medie sono poi un periodo peculiare, a volerne parlare ci si potrebbe scrivere un libro, basta specificare che le serate più divertenti le passavo a casa del mio amico Giongio (che poi non ho mai chiamato così) a mangiare cinese take away (le conseguenze prima o poi si faranno sentire sui miei visceri), giocare a calcetto nel suo salotto, e sopratutto a sperimentare tutti giochi che i computer offrivano a due bamboccetti come noi negli anni 90, ed erano davvero fichi! Grazie Giongio per tutto. La tua vecchia casa (che pure sarà per noi un posto mitico anche negli anni a venire), resterà nel mio cuore anche per le partite a PC Calcio e Sam e Max Hit the road che ivi avevano luogo.

Thursday, March 6, 2008

what goes around comes around

Uahauhaauhauhauahuahuahuahuahuahauhauhu! quanto godo! Non ce l'ho con lui perchè ha fatto cadere il governo strafritto del Romanone nazionale, ma perchè è il classico esempio esponente dell'italietta parassita e molesta, quella che chiagne e fotte.
Beh sapere che uno tra mille è stato messo fuori gioco almeno per questo turno non fa che famri godere.
Almeno prima che qualche altro venerabile amico gli venga in soccorso non dimentichiamo che di parla pur sempre di un ex-democristiano, veri maestri (anche quando sono campani) nell'arte del riciclaggio.

Wednesday, March 5, 2008

Viva la Gente!




Allora, considero la misantropia una qualità. Almeno da oggi. Perchè ci sono quei giorni che proprio gli oltre 6 miliardi di persone che abitano il mondo te li senti addosso, e capisci che - anche se non siamo ad hong kong - in così tanti nel mondo ci stiamo proprio stretti.

Parti la mattina da casa per andare a farti una onesta giornata di lavoro in studio (ogni tanto ci vuole...), ti ritrovi in una stazione affollata e piovosa, con quella puzza di sporcizia bagnata come ammorbante sottofondo e scopri che causa pioggia tutti i treni sono in ritardo. No dico ma scherziamo?! Di che cazzo sono fatti i treni, di marzapane?! Forse sono così vecchi che se viaggiano con la pioggia si arrugginiscono e deragliano...

Il treno con una simpatia quasi umana si ferma sei metri prima di me, ero in compagnia di due mie amiche che dovevano vivere la stessa sventura. Così siamo costretti a correre verso il treno e a passare attravarso le solite due carrozze con quell'aria peante da stalla, così piene di gente da farci pensare al peggio.

In realtà troviamo posto di fianco ad una pazza cinquantenne coi capelli viola che appena ci sediamo si alza (misantropa anche tu? un po' ti capisco..anche io mi starei leggermente sul cazzo se mi sedessi nel posto a fianco del mio...).

Ma il bello della giornata doveva ancora venire: oggi dovevo espletare una mansione di tutto rispetto: il "superprof in seconda" (che di mega-superprof ce n'è uno solo...) mi ha chiesto di fargli da segretario in un arbitrato. Bello! wow!

NO, perchè era l'udienza in cui andavano sentiti i testi proposti dalle litigiosissime parti. Inutile specificare che erano più di una decina, ognuno dei quali doveva essere sottoposto ad un lunghissimo interrogatorio.

E' stato terribile: fino alle otto di sera sono stato a sentire gente che non capiva le domande che a loro venivano poste, che bofonchiava cose confuse cercando di dissimulare la propria ignoranza, ho visto la strizza nei loro occhi e nelle loro facce tese quasi si trovassero di fronte alla polizia giudiziaria, li abbiamo lasciati in una saletta ad aspettare per ore, si vedevano che erano incazzati neri ma non si azzardavano a dire nulla.

E allora capisci davvero la soverchiante persuasione data dal potere. Chi mai può fiatare davanti ad un collegio arbitrale composto dal "superprof in seconda", un altro super-luminare milanese del diritto, e un altro prof locale (il più innocuo del lotto in verità)?!

La cosa triste è che in un'escalation fantozziana più passavano le ore che scrivevo e più i superprof, stanchi anche loro, dettavano il verbale sempre più veloce e le mie dita erano mostruosamente sudate e quasi facevano aqua planning sulla tastiera.

La battitura dell'ultimo teste era praticamente una partitura di Rachmaninov in acido, le lettere si accavallavano e complice la mia giacca di tweed (che è piuttosto fica ma anche parecchio pesante...) stretto in una gogna di 50 gradi stavo per sentire la voce della madonna.

Tutto il resto non me lo ricordo,al termine del calvario ho fluttuato fuori dallo studio fino a che non mi sono ritrovato orora sul divano di casa nel mio amato tutone megaconfortevole. E tutto sbracato così gongolo guardando contemporaneamente su sky Silent Hill e i programmi di cucina dove ti insegnano a fare il frappè allo strudel (è vero!).

Questo è il fine ultimo della fatica, il sudato pane quotidiano: compiacersi del proprio abbruttimento e farcire il proprio cervello di cazzate. Che bello spunto di riflessione...

Saturday, March 1, 2008

piccole considerazioni pt. II

allora dicevamo:
- la terribile mensa universitaria sempre affollata tranne la sera quando servono le pietanze del giorno stesso riscaldate e riarrangiate alla bell'e meglio. L'ambiente sembra quello di un refettorio di un asilo di periferia, con quelle puzze di avanzi che ogni tanto ti sorprendono.La carne almeno è buona, ed è l'unica cosa che infatti ho mangiato per settimane rasentando la gotta ed il colesterolo a mille. E in un posto così trendy e fico chi ci poteva mangiare se non...

- il famigerato prof. L.S.: ha un background assolutamente non economico, è leftish, parla solo di eticaeticaeticaetica in ogni cosa. Volendo anche mostrarci che è economicamente conveniente essere superbuoni e tutti coloro che non sono buoni (il senso in cui lui intenda questo poi nessuno lo sa) escono dal mercato, nonostante tutto il mondo dimostri tristemente il contrario. Anche solo per questi dettagli mi suscitava un irritazione unica. Ma questo è nulla: la sua vera arma micidiale è il metodo con cui fa lezione: 4 ore di fila senza pausa (perchè 5 minuti cronometrati per un caffè NON sarano mai una pausa!) ovviamente nessun intervento è troppo gradito: non sia mai che si intacchi la pulizia della sua lectio magistralis, oppure che interrompa per un attimo il profondo godimento che quest'uomo prova nel sentire l'armonia della propria voce e la sua rutilante oratoria.
La lezione si compone di formule arcane volte a dare la dimostrazione matematica che la bontà è sempre efficiente, che i libertari sono egualitari ( e qui non sono stato zitto ed ho aggredito...e lui ha rintuzzato un po'dicendo che i "mild libertarian" lo sono), ed altre amenità. ah ovviamente la lezione era illustrata con l'aiuto di "solo" 120 slides (e non lo dico per dire, erano proprio 120!) che più che slides canoniche col loro schematismo, sembravano invece pagine di un romanzo, di 100 righe l'una scritte fitte. Tempo medio di spiegazione di una slide: 10 minuti, fate voi i conti. E l'ultimo giorno, a mo' di mostro finale del "trento's videogame" era sia di mattina che di pomeriggio per un rtotale di circa 7 ore...
almeno è finita. L'unica cosa carina di quella amena città sono le ragazze, che sono molto carine, slanciate, fini. Pura le segretaria del dipartimento e le dottorande ( che in genere sono delle racchie terribili) erano carine. Peccato che non ci sia modo, luogo ed occasionei di conoscere alcuna di esse. Perchè dopo il tramonto, come vampiri all'incontrario, spariscono tutte...
dio che tristezza, ma tanto è finita.